Tartufon!

Tartufon!

Qui di seguito troverete spoilers. Quindi sappiatelo!

Emily in Paris è la nuova serie di Netflix creata da Darren Star già autore di grandi successi come Sex &City e Beverly Hills 90210.

La storia inizia quando ad Emily Cooper (Lily Collins) viene offerta la grande occasione di andare per un anno a Parigi per collaborare con l’agenzia pubblicitaria di beni di lusso Savoir – recentemente assorbita dalla società di marketing Gilbert Group di Chicago per cui Emily lavora.

A Parigi Emily, che non parla una parola di francese, dovrà portare il punto di vista Americano.

Certo!

Ad Emily non resta che avvertire della sua partenza il suo fidanzato scemo Doug – il nome dell’attore non è importante, tanto dura poco – e quindi partire all’avventura.

Arrivata a Parigi Emily scopre dove vivrà per quest’anno parigino. Un appartamento al  quinto piano senza  ascensore – così possiamo pensare che sia credibile che venga dato ad una che non conta niente – con una vista mozzafiato di Parigi e annesso vicino bonazzo – lui, invece, è importante e si chiama Gabriel (Lucas Bravo).

Nel nuovo posto di lavoro Emily scopre che a Parigi non si va a lavorare prima della 10 e mezza, il sesso fra colleghi è la norma ed è comunque la norma accettare di buon grado battutine, allusioni e avances non richieste.

Perché?

Beh, questa è Parigi!

La nostra energetica protagonista non demorde nella sua missione di far capire ai francesi l’etica lavorativa americana  e il moderno modo di gestire la pubblicità.

Quindi a suon di selfie, hashtag e compagnia danzante Emily si fa strada nel mondo della moda parigina e riesce alla fine anche a farsi ben volere da Sylvie Grateau (Philippine Leroy-Beaulieu) la sua nuova capa.

Cosa si può dire?

Secondo me l’unico modo di guardare Emily in Paris mantenendo un modico quantitativo di sanità mentale è affrontarlo come se si trattasse di uno di quei film in cui vediamo la protagonista tredicenne – potremmo chiamarla Maffy – scambiarsi i corpi con sua madre ossessionata da lavoro. Nel corso del film Maffy capirà quanto è duro il lavoro della madre ma riempirà anche l’ufficio con la sua gioia di vivere e il suo punto di vista fresco e giovane, mentre la madre ritroverà l’allegria di un tempo e capirà anche che la vita di una giovane aspirante ragazza pon-pon non è facile.

Sì, l’idea è questa.

In più si possono godere gli innumerevoli e stilosissimi look di Emily – curati dalla stessa Patricia Field che aveva creato il fantastico guardaroba di Carrie Bradshaw – e una Parigi fotografata molto ma molto bene.

Per il resto, l’unica cosa positiva che posso dire su questa immensa cavolata  è che per una volta a fare la figura di quelli che non hanno voglia di lavorare, che parlano sempre e solo di sesso, non conoscono le tecnologie moderne  e non sanno parlare inglese sono i francesi e non, come normalmente succede noi italiani.

E si può dire che anche queste siano soddisfazioni!

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